Il Regolamento (UE) 2023/1115, noto come EUDR (European Union Deforestation Regulation), rappresenta uno dei pilastri più ambiziosi del Green Deal europeo. Entrato in vigore nel 2023, mira a garantire che i prodotti immessi o esportati dal mercato dell’Unione siano realmente “deforestation-free”. In altre parole, nessuna materia prima o prodotto derivato può provenire da terreni deforestati o degradati dopo il 31 dicembre 2020.
L’obbligo riguarda sette categorie di materie prime considerate ad alto rischio: legno, cacao, caffè, soia, palma da olio, gomma naturale e bovini, insieme ai prodotti derivati come mobili, carta, cuoio, pneumatici o cioccolato. Gli operatori che commercializzano tali beni all’interno dell’UE devono predisporre una due diligence statement (DDS), caricandola nel sistema informatico dedicato. Tale dichiarazione serve a dimostrare che i prodotti rispettano i criteri di tracciabilità e sostenibilità previsti dal regolamento, includendo la geolocalizzazione dei terreni di produzione e una valutazione del rischio coerente con la classificazione dei Paesi di origine.
Durante il 2024 e il 2025, la fase di sperimentazione del sistema EUDR ha evidenziato diverse difficoltà: il volume di informazioni richieste si è rivelato molto più alto del previsto, le modalità di geolocalizzazione dei lotti agricoli sono risultate complesse, e il collegamento tra il portale europeo e i sistemi nazionali non sempre stabile. È in questo contesto che la Commissione Europea ha deciso di introdurre, nell’ottobre 2025, un pacchetto di misure di transizione e semplificazione.
L’obiettivo non è rinviare l’applicazione del regolamento, bensì renderla sostenibile per tutti gli operatori. La Commissione ha infatti confermato che le grandi e medie imprese dovranno rispettare le scadenze originarie, con piena applicazione dal 30 dicembre 2025. Per le micro e piccole imprese, invece, è prevista una finestra aggiuntiva, portando la loro entrata in vigore al 30 dicembre 2026. Nel primo semestre del 2026, per garantire un'introduzione graduale delle norme, le autorità nazionali concederanno un periodo di grazia dai controlli.
Il pacchetto introduce inoltre due importanti semplificazioni operative. La prima riguarda gli operatori a valle della filiera, che non dovranno più compilare una nuova dichiarazione di due diligence per ogni transazione commerciale: basterà un’unica dichiarazione iniziale, valida per tutti gli attori collegati attraverso il relativo EUDR Reference Number. La seconda misura è dedicata ai micro e piccoli operatori primari, che potranno presentare una dichiarazione “una tantum”, valida per più operazioni, riducendo in modo significativo la mole di adempimenti richiesti.
In termini pratici, la Commissione stima che l’insieme di queste semplificazioni possa ridurre gli oneri amministrativi di circa il 30%, migliorando allo stesso tempo la tracciabilità digitale grazie all’integrazione con banche dati nazionali e sistemi di monitoraggio satellitare.
Va sottolineato che la proposta non altera l’impianto del regolamento né i suoi obiettivi ambientali: “deforestation-free” rimane il requisito imprescindibile per accedere al mercato europeo. Cambia piuttosto l’approccio, che diventa più graduale, proporzionato e realistico. In sostanza, Bruxelles riconosce che l’efficacia dell’EUDR dipenderà dalla capacità delle imprese di implementarlo in modo coerente, e non dalla rigidità delle scadenze.
Per le aziende, questo significa che le grandi e medie imprese devono rispettare le scadenze previste nel Regolamento 1115/2023, mentre le micro e piccole possono pianificare la loro transizione su tempi più distesi. Tuttavia, nessuno può permettersi di aspettare: la mappatura dei fornitori, la raccolta delle coordinate geografiche e la verifica del rischio Paese restano attività prioritarie.
Il messaggio della Commissione è chiaro: l’EUDR non viene rinviato per tutti, ma viene reso più gestibile per chi rischiava di restare escluso per motivi tecnici o strutturali. È una scelta pragmatica che non ridimensiona l’ambizione del regolamento, ma ne rafforza la fattibilità.
L’Europa conferma così la propria traiettoria verso una filiera realmente sostenibile, scegliendo la via delle “semplificazioni, non dei rinvii”. Per le imprese, la sfida è trasformare questa fase di transizione in un’opportunità per innovare i propri sistemi di tracciabilità, integrare la due diligence EUDR nei processi ESG e nei modelli 231, e costruire una supply chain sempre più trasparente e competitiva.
Lo Studio rimane a disposizione per approfondimenti in materia.