Con l’arrivo del periodo natalizio, per molte aziende torna un interrogativo ricorrente: come si classifica doganalmente un cesto regalo? Dal punto di vista commerciale si tratta di un unico articolo, con un proprio codice interno, un prezzo e una descrizione unitaria. In ambito doganale, invece, questa unità si spezza: la confezione non è considerata una sola merce, ma una somma di prodotti distinti, ciascuno con il proprio codice NC, la propria quantità, il proprio valore e la propria origine.
L’istinto di molti operatori è quello di richiamare la Regola 3(b) delle Regole generali per l’interpretazione della Nomenclatura Combinata, secondo cui prodotti misti e assortimenti si classificano in base al componente che conferisce il carattere essenziale. Da qui l’idea, apparentemente logica, di utilizzare il codice del prodotto predominante (per valore o importanza) per l’intero cesto. Tuttavia, questo approccio non è corretto per i cesti natalizi.
La Commissione europea, con le “Linee guida relative alla classificazione nella nomenclatura combinata delle merci presentate in assortimenti condizionati per la vendita al minuto” (2013/C 105/01), chiarisce che le combinazioni di prodotti alimentari e bevande non sono ammesse come assortimenti, salvo il caso in cui siano destinate alla preparazione di un piatto specifico. I cosiddetti cestini natalizi o cestini regalo non rientrano dunque in questa categoria e ogni articolo deve essere classificato separatamente. La Regola 3(b) non si applica perché i prodotti non sono destinati a un uso comune o alla preparazione di un piatto unico, ma sono semplicemente raggruppati in una confezione promozionale.
Si pensi a un cesto contenente salame (NC 1601 00 91), caffè torrefatto (NC 0901 21 00), Champagne (NC 2204 10 11) e panettone (NC 1905 90 70): in dichiarazione doganale non è possibile indicare un solo codice per l’intero cesto, ma occorre riportare una riga per ciascun prodotto, con codice, quantità, valore e origine propri. Questo implica dichiarazioni più articolate, soprattutto nelle esportazioni verso Paesi extra UE, con regole di origine e trattamenti daziari che possono variare da articolo ad articolo.
La conseguenza pratica è duplice: da un lato, maggior lavoro in fase preparatoria; dall’altro, una riduzione sensibile del rischio di contestazioni, rettifiche e ritardi allo sdoganamento in uno dei periodi più critici dell’anno. Per le imprese che commercializzano cesti natalizi sui mercati esteri, impostare correttamente la classificazione doganale – analizzando la composizione dei cesti, individuando i codici NC corretti e allineando uffici commerciale ed export – diventa parte integrante della gestione del rischio.
Lo Studio rimane a disposizione per approfondimenti in materia.